Flop 5 2018: I peggiori libri letti nel 2018

Dopo aver parlato dei miei libri preferiti letti nel 2018, ecco oggi l’articolo dedicato ai cinque libri peggiori letti nel 2018.

Questa classifica è stata molto più semplice da scrivere, i libri brutti sono stati abbondanti. Come per l’altra classifica vi è solo una regola: I libri non devono necessariamente essere usciti nel 2018, conta solo averli letti in quell’anno.

Iniziamo subito dalla quinta posizione (il meno brutto tra i libri brutti), ovvero…

#5 – Fahrenheit 451 di Ray Bradbury

Flop 5 2018: I peggiori libri letti nel 2018Fahrenheit 451 di Ray Bradbury
Pubblicato da: Mondadori il 01/03/1989
Generi: Classico, Distopia, Fantascienza
Pagine: 195
Formato: Copertina Flessibile, Copertina Rigida
Acquista su Amazon

Recensione senza spoiler

Montag fa il pompiere in un mondo dove gli incendi, anziché essere spenti, vengono appiccati. Armati di lunghi lanciafiamme, i militi irrompono nelle case dei sovversivi che conservano libri o altra carta stampata e li bruciano: così vuole la legge. Ma Montag non è felice della sua esistenza alienata, fra giganteschi schermi televisivi e slogan, con una moglie indifferente e passiva e un lavoro che svolge per pura e semplice routine. Finché un giorno, dall'incontro con una donna sconosciuta, nasce un sentimento impensabile, e per Montag il pompiere inizia la scoperta di un mondo diverso da quello in cui è sempre vissuto, un universo di luce non ancora offuscato dalle tenebre della società tecnologica imperante. Scritto nel lontano 1953, Fahrenheith 451, romanzo prediletto di artisti del calibro di Aldous Huxley e Francois Truffaut, attesta ancora oggi Bradbury tra i massimi scrittori di fantascienza di tutti i tempi.


Acclamato da molti come libro fondamentale della letteratura distopica, personalmente l’ho trovato noioso e povero di contenuti.

Cito dalla recensione: “Interessanti i concetti psicologici dietro la scelta di bruciare i libri, ma purtroppo è l’unica cosa su cui si basa il racconto (il controllo delle masse tramite i media fa comunque parte dei “concetti psicologici dietro la scelta di bruciare i libri”). Nessuna caratterizzazione dei personaggi, nessuna vera e propria descrizione del mondo distopico se non per poche cose (come i segugi di metallo o la TV che ti chiama per nome). La traduzione datata non aiuta e le 180 pagine del libro si faticano a leggere.

Recensione completa a questo link.

#4 – Le assaggiatrici di Rosella Postorino

Flop 5 2018: I peggiori libri letti nel 2018Le assaggiatrici di Rosella Postorino
Pubblicato da: Feltrinelli il 11/01/2018
Generi: Narrativa
Pagine: 287
Formato: Copertina Flessibile
Acquista su Amazon

Recensione senza spoiler

La prima volta in cui Rosa Sauer entra nella stanza in cui dovrà consumare i suoi prossimi pasti è affamata. “Da anni avevamo fame e paura,” dice. Siamo nell’autunno del 1943, a Gross-Partsch, un villaggio molto vicino alla Tana del Lupo, il nascondiglio di Hitler. Ha ventisei anni, Rosa, ed è arrivata da Berlino una settimana prima, ospite dei genitori di suo marito Gregor, che combatte sul fronte russo. Le SS posano sotto ai suoi occhi un piatto squisito: “mangiate” dicono, e la fame ha la meglio sulla paura, la paura stessa diventa fame. Dopo aver terminato il pasto, però, lei e le altre assaggiatrici devono restare per un’ora sotto osservazione in caserma, cavie di cui le ss studiano le reazioni per accertarsi che il cibo da servire a Hitler non sia avvelenato. Nell’ambiente chiuso di quella mensa forzata, sotto lo sguardo vigile dei loro carcerieri, fra le dieci giovani donne si allacciano, con lo scorrere dei mesi, alleanze, patti segreti e amicizie. Nel gruppo Rosa è subito la straniera, la “berlinese”: è difficile ottenere benevolenza, tuttavia lei si sorprende a cercarla, ad averne bisogno. Soprattutto con Elfriede, la ragazza più misteriosa e ostile, la più carismatica. Poi, nella primavera del ’44, in caserma arriva un nuovo comandante, Albert Ziegler. Severo e ingiusto, instaura sin dal primo giorno un clima di terrore, eppure – mentre su tutti, come una sorta di divinità che non compare mai, incombe il Führer – fra lui e Rosa si crea un legame speciale, inaudito. Con una rara capacità di dare conto dell’ambiguità dell’animo umano, Rosella Postorino, ispirandosi alla storia vera di Margot Wölk (assaggiatrice di Hitler nella caserma di Krausendorf), racconta la vicenda eccezionale di una donna in trappola, fragile di fronte alla violenza della Storia, forte dei desideri della giovinezza. Proprio come lei, i lettori si trovano in bilico sul crinale della collusione con il Male, della colpa accidentale, protratta per l’istinto antieroico di sopravvivere. Di sentirsi, nonostante tutto, ancora vivi.


Le assaggiatrici non arriva al podio, ma in compenso ottiene anche il premio “marketing fuorviante” dell’anno.

Si presenta come un libro minimamente storico, ma si rivela invece essere un romance banale e scontato. Il contesto storico è utilizzato solamente per scopi di pubblicità, nel libro non ha nessuna utilità. Fregatura dell’anno.

Recensione completa a questo link.

#3 – Le sorelle Donguri di Banana Yoshimoto

Flop 5 2018: I peggiori libri letti nel 2018Le sorelle Donguri di Banana Yoshimoto
Pubblicato da: Feltrinelli il 28/06/2018
Generi: Narrativa
Pagine: 109
Formato: Copertina Flessibile
Acquista su Amazon

Recensione senza spoiler

Rimaste orfane, Guriko e Donko gestiscono un sito di posta del cuore che si chiama Le sorelle Donguri (donguri significa ghianda in giapponese). Donko è tanto energica e indipendente quanto la sorella è solitaria e taciturna. Questo fino a quando Guriko riceve il messaggio di una donna che le scrive del dolore per la perdita del marito, parole che inducono Guriko a ripensare al suo primo amore, Mugi, incontrato ai tempi della scuola e poi sparito nel nulla. Segretamente cova da sempre il desiderio e la speranza di ritrovarlo, decide allora di interrompere la sua clausura e di andare a cercarlo. Attraverso la voce narrante di Guriko, Banana Yoshimoto affronta temi quali la perdita e il superamento del dolore, ponendo l’accento sul potere salvifico della condivisione e sulla capacità dei sogni di sciogliere tensioni e problemi.


Benvenuti sul podio!

Secondo libro di Banana Yoshimoto da me letto, questa volta non c’è l’effetto novità e le carenze del romanzo si fanno sentire ancora di più. Libro noioso e insensato, succedono cose a caso senza un senso logico. Stessi argomenti di fondo di Kitchen, stesso stile e stessi problemi.

Recensione completa a questo link.

#2 – Pastorale Americana di Philip Roth

Flop 5 2018: I peggiori libri letti nel 2018Pastorale Americana di Philip Roth
Serie: Trilogia Americana #1
Pubblicato da: Einaudi il 08/10/2013
Generi: Narrativa
Pagine: 458
Formato: Copertina Flessibile
Acquista su Amazon

Recensione senza spoiler

Seymour Levov è un ricco americano di successo: al liceo lo chiamano «lo Svedese». Ciò che pare attenderlo negli anni Cinquanta è una vita di successi professionali e gioie familiari. Finché le contraddizioni del conflitto in Vietnam non coinvolgono anche lui e l'adorata figlia Merry, decisa a portare la guerra in casa, letteralmente. Un libro sull'amore e sull'odio per l'America, sul desiderio di appartenere a un sogno di pace, prosperità e ordine, sul rifiuto dell'ipocrisia e della falsità celate in quello stesso sogno.


Considerato da molti un libro assolutamente perfetto, una lettura d’obbligo anche, purtroppo a me non è piaciuto affatto. I personaggi sono clinicamente stupidi, alcuni con singole caratteristiche estremizzate e nessuna sfumatura, ma il peggio del libro sta nella sua pesantezza.

Riassunto di questo libro: sproloqui infiniti e capitoli dedicati ai guanti in pelle.

Recensione completa a questo link.

#1 – Tredici di Jay Asher

Flop 5 2018: I peggiori libri letti nel 2018Tredici di Jay Asher
Pubblicato da: Mondadori il 29/01/2013
Generi: Young Adult
Pagine: 247
Formato: Copertina Flessibile
Acquista su Amazon

Recensione senza spoiler

Clay Jensen torna a casa da scuola e davanti alla porta trova un pacchetto indirizzato a lui, ma senza mittente. Dentro ci sono sette cassette numerate con dello smalto blu. Clay comincia ad ascoltare: le ha registrate Hannah Baker, la ragazza di cui Clay è innamorato da sempre. La stessa ragazza che si è suicidata due settimane prima. Hannah ha registrato tredici storie, una per lato, una per ogni persona che in un modo o nell’altro l’ha spinta verso la decisione di togliersi la vita. Ma lui cosa c’entra? Clay è sconvolto, vuole capire fino in fondo, scoprire quale ruolo ha svolto. Per tutta la notte, guidato dalla voce di Hannah, Clay ripercorre gli episodi e i luoghi che hanno segnato la vita della ragazza e che come tante piccole palle di neve si sono accumulati fino a divenire una valanga incontrollabile. Per tutta la notte, con la voce nelle cuffie, Clay si tuffa nei ricordi, nei rimpianti, e si tormenta cercando di capire cosa sarebbe successo se…


Il podio non poteva che aggiudicarselo lui: Tredici. Concetto di base interessante, ma sfruttato malissimo e addirittura in modo dannoso. Questo libro è l’esempio perfetto di come NON scrivere assolutamente un libro sul suicidio, sopratutto considerando il target a cui è dedicato.

È stato il primo libro a ricevere una recensione negativa sul blog e, per paura di venir frainteso, sono arrivato a scrivere quasi 2500 parole (il doppio di questo articolo). Mi rendo conto quindi di essere stato io stesso prolisso, ma se volete dargli un’occhiata trovate la recensione completa a questo link.

Grazie a tutti coloro che mi seguono! Grazie per tutti i messaggi fantastici che mi inviate! Speriamo che il 2019 sia un anno ricco di libri fantastici!

Lascia un commento