Recensione “Guida galattica per gli autostoppisti” di Douglas Adams

Guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams
Pubblicato da: Mondadori il 01/06/1999
Generi: Commedia, Fantascienza
Pagine: 213
Formato: Copertina Flessibile
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Recensione senza spoiler

Lontano, nei dimenticati spazi non segnati nelle carte geografiche dell'estremo limite della Spirale Ovest della Galassia, c'è un piccolo e insignificante sole giallo. A orbitare intorno a esso, alla distanza di centoquarantanove milioni di chilometri, c'è un piccolo, trascurabilissimo pianeta azzurro-verde, le cui forme di vita, discendenti dalle scimmie, sono così incredibilmente primitive che credono ancora che gli orologi da polso digitali siano un'ottima invenzione...


Guida galattica per gli autostoppisti è un libro molto semplice, nato inizialmente come podcast e trasformatosi poi in una trilogia in cinque parti. E’ necessario precisarlo perché pensando al contrario ci ritroveremo molto delusi. Va infatti preso per quello che è: un breve libro il cui focus sta nelle situazioni comiche. Niente storia articolata e niente personaggi profondi, quindi, ma il libro esegue comunque a dovere il proprio lavoro: diverte.Una volta presa coscienza della natura del libro lo si può leggere ed apprezzare veramente.
Vengono narrate le (dis)avventure di Arthur Dent, umano, e di Ford Prefect, alieno di Betelgeuse. A loro si affiancano altri personaggi altrettanto interessanti e divertenti, tanto che dalla seconda parte del volume non si distinguono più “protagonisti” e “personaggi secondari”.

L’umorismo è tipico humor inglese, quindi può piacere o meno a seconda dei gusti personali. Ricorda molto l’humor di Jerome K. Jerome (qui la recensione di Tre uomini in barca), se avete apprezzato Jerome allora Adams non vi deluderà. Anzi, ho trovato questo libro divertente in più punti e più “uniformemente” rispetto a Tre uomini in barca, forse per via del fatto che questo sia più moderno e che quindi le situazioni narrate ci sono “più vicine” (in un senso figurato, ovviamente).

Il punto forte del libro sta nella sua breve durata: 200 pagine sono sufficienti a raccontare una storia senza sfociare nella noia più totale. Se fosse stato più lungo avrebbe perso molto in qualità, a mio parere. In questo caso invece il libro intrattiene per un tempo adeguato.
Punto bonus per il robot depresso.

Voto: 42/5

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