Recensione “La paranza dei bambini” di Roberto Saviano

Recensione “La paranza dei bambini” di Roberto SavianoLa paranza dei bambini di Roberto Saviano
Serie: La paranza dei bambini #1
Pubblicato da: Feltrinelli il 10/01/2018
Generi: Narrativa
Pagine: 350
Formato: Copertina Flessibile
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Recensione senza spoiler

Dieci ragazzini in scooter sfrecciano contromano alla conquista di Napoli. Quindicenni dai soprannomi innocui – Maraja, Pesce Moscio, Dentino, Lollipop, Drone –, scarpe firmate, famiglie normali e il nome delle ragazze tatuato sulla pelle. Adolescenti che non hanno domani e nemmeno ci credono. Non temono il carcere né la morte, perché sanno che l’unica possibilità è giocarsi tutto, subito. Sanno che “i soldi li ha chi se li prende”. E allora, via, sui motorini, per andare a prenderseli, i soldi, ma soprattutto il potere. La paranza dei bambini narra la controversa ascesa di una paranza – un gruppo di fuoco legato alla Camorra – e del suo capo, il giovane Nicolas Fiorillo. Appollaiati sui tetti della città, imparano a sparare con pistole semiautomatiche e AK-47 mirando alle parabole e alle antenne, poi scendono per le strade a seminare il terrore in sella ai loro scooter. A poco a poco ottengono il controllo dei quartieri, sottraendoli alle paranze avversarie, stringendo alleanze con vecchi boss in declino.Paranza è nome che viene dal mare, nome di barche che vanno a caccia di pesci da ingannare con la luce. E come nella pesca a strascico la paranza va a pescare persone da ammazzare. Qui si racconta di ragazzini guizzanti di vita come pesci, di adolescenze “ingannate dalla luce”, e di morti che producono morti.Roberto Saviano entra implacabile nella realtà che ha sempre indagato e ci immerge nell’autenticità di storie immaginate con uno straordinario romanzo di innocenza e sopraffazione. Crudo, violento, senza scampo.


Premessa

Se mi chiedessero di recensire La paranza dei bambini in una sola parola, risponderei “Meh“.

“Meh” spiega nel migliore dei modi la mia opinione per questo libro. Non è brutto, non mi sono mai dovuto sforzare troppo per proseguire, ma allo stesso tempo non posso dire che sia bello, perché non mi è piaciuto.

Visto che le critiche sono molte, per tenere il tutto un po’ in ordine dividerò la recensioni in brevi capitoli. Ultima premessa: non ho mai letto un libro di Saviano prima di questo, quindi non potrò fare paragoni.

Narrazione

La narrazione è la parte con più problemi in tutto il libro.

Ambientato a Napoli, La paranza dei bambini è ricco, molto ricco di dialoghi in napoletano (semplificato dall’autore stesso per avere una maggiore comprensione). E su questo niente da dire, anzi ottimo! Aggiunge realismo al racconto e non stona affatto, anche se nelle prime pagine si arranca per via della novità, ma ci si abitua presto. Ho trovato più fastidiosa l’indecisione dell’autore sul tipo di narratore da usare. A volte è imparziale, onnisciente, parla italiano e ti descrive pure la piega del pantalone di un passante; subito dopo sputa fuori qualche parola in napoletano, con qualche frase da camorrista del tipo “Lo sguardo è territorio, è patria, guardare qualcuno è entrargli in casa senza permesso.”

Il libro non segue un vero e proprio filone narrativo, il protagonista non ha un obiettivo se non un generico “conquistiamo il mondo”. Tutto il libro è un susseguirsi di blocchi/capitoli a sé stanti con in background un sottile filo conduttore. Abbiamo il blocco di “Drone”, che dura circa 3 capitoli, abbiamo poi il blocco “furto di un camion”, fine a sé stesso e che dura circa due capitoli. Potrei andare avanti all’infinito e dividere tutto il libro in questo modo, con brevi capitoli di riconciliazione della trama sparsi a caso.

E tutto questo porta al finale (niente spoiler, tranquilli), prevedibile con pagine d’anticipo e così aperto e pronto a un sequel che mancava solo la scritta “Acquista il seguito a soli 4.99” in fondo alla pagina (Aggiornamento: e infatti dopo soli 11 mesi è uscito il sequel Bacio Feroce).

Prolissità

La prolissità di Roberto Saviano in questo libro si merita una sezione a sé stante. Forse per paura di cadere nella povertà descrittiva, solita dei romanzi di giornalisti trasformati in scrittori di fiction, l’autore decide fare l’opposto. Descrizioni infinite di cose banali e frasi senza utilità alla storia ma buttate lì per incrementare il contatore di parole. Sono tantissime, una dopo l’altra, e stancano facilmente. Ne vorrei riportare qualcuna come esempio:

  • Pagina 18, inizia una pagina intera di descrizione poetica di “Forcella”. I palazzi si baciano, tanto sono vicini; le pietre che vengono “coltivate” e così via. “Forcella (Il quartiere di Napoli dove è ambientata la storia) è una storia di ripartenze. Di città nuove su città vecchie, e di città nuove che diventavano vecchie“;
  • Fuori un’automobile aspettava Nicolas. Una Punto blu scuro come se ne vedono passare a centinaia in una via qualsiasi di una città qualsiasi.” La Punto blu scuro ha avuto un ruolo nella storia? No, approfondimento troppo prolisso inutile;
  • Si ripeteva la parola “punito” e quella saltava da tutte le parti come una pallina. Come la pallina gialla che papà gli aveva preso in cartoleria quando ancora andava alle elementari“. La pallina gialla ha importanza? Assolutamente no. E so che potrei sembrare esagerato ma vi assicuro che frasi come questa o la precedente sono fin troppo abbondanti nel libro, questi sono solo esempi;
  • Verso la fine del libro (anche qui, niente spoiler) Letizia, la ragazza del protagonista, rivede Renatino, il ragazzo che compare solo nelle prime due pagine del libro e poi svanisce nell’oblio. Copio dal libro: “E per un attimo, ballando con le braccia alzate e muovendo la testa da un lato e dall’altro, le parve di cogliere su di sé il guizzo di uno sguardo conosciuto. Renatino, con la faccia da ragazzo, identica all’ultima volta che lo aveva visto, ai tempi dello smerdamento, e il corpo da uomo dentro una divisa dell’esercito. Fu un attimo, poi non lo vide più e alle prime note […roba inutile…], scordandosi di lui“. Adoro questo pezzo. Incredibilmente inutile, non posso nemmeno dire che è fine a sé stesso perché sarebbe una baggianata. Non serve assolutamente a nulla e da come è stato scritto pare che Letizia abbia visto lo spirito di un veterano di guerra deceduto durante uno “smerdamento”, gergo giovanile per indicare un bombardamento.

Personaggi

La paranza è composta da dieci ragazzini, tra i 10 e i 16 anni, il cui capo è Nicolas ‘o Marajà. Ognuno ha il proprio soprannome e il nome non viene usato praticamente mai: Pesce moscio, Dentino, Drone, Lollipop, Biscottino e così via. A questi dieci soprannomi si aggiungono anche quelli di altri ragazzini, di camorristi e di persone a caso. Vi sono così tanti personaggi, tutti mal o per nulla caratterizzati, che ci si perde nella massa di nomi senza un volto dietro. Quando si legge un nome non si riconosce una persona, non ci sono emozioni, sentimenti o una psicologia. Il vuoto totale. Nessun personaggio viene analizzato psicologicamente se non in modi molto superficiali. Non si può creare nessun legame con nessun personaggio perché non li si conosce minimamente, sono uno tale e quale all’altro.

Aneddoto spoiler:
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Quando verso la fine viene ucciso Dumbo ci ho messo un bel po’ a ricordarmi chi fosse. Prima di quella scena è stato presentato solo una volta e non era per nulla importante. Poi salta fuori che Dentino e Dumbo erano migliori amici e questo ci porta al finale. Qualcuno si ricordava dell’esistenza di Dumbo?

Conclusione

So di aver parlato solo dei punti negativi, ma di positivi purtroppo non ne trovo. Eppure, non riesco a dire che La paranza dei bambini sia un libro totalmente brutto. Le pagine scorrono, a fine lettura non mi è venuta voglia di lanciarlo fuori dalla finestra, però non è un libro che rileggerei. Non è un libro che mi ha lasciato soddisfatto a fine lettura.

Lo consiglio? Non credo. Vi sono molti ottimi libri da leggere e perdere tempo su un libro mediocre tendente al pessimo non conviene. Fate un favore a voi stessi e saltate questa lettura.

Aggiornamento Dicembre 2018: Ad oggi è uscito anche “Bacio Feroce”, seguito di questo libro, e ho voglia di leggerlo. Sono curioso di scoprire come finirà questa “avventura”.

Aggiornamento Marzo 2019: Ho letto Bacio Feroce ed è stato un errore. Qui la recensione..

Cosa mi è piaciuto: La collana Universale Economica della Feltrinelli è sempre sinonimo di qualità, anche in queso caso. Unico elogio del libro.

Cosa non mi è piaciuto: Nessuna caratterizzazione dei personaggi, i quali sono tutti anonimi; esagerata prolissità nella descrizione di cose futili; storia raccontata in stile telenovela, con un finale da ultimo episodio della stagione.

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