Recensione “Trans Europa Express” di Paolo Rumiz

Recensione “Trans Europa Express” di Paolo RumizTrans Europa Express di Paolo Rumiz
Pubblicato da: Feltrinelli Generi: Letteratura di Viaggio
Pagine: 231
Formato: Copertina Flessibile
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Recensione senza spoiler

2008. Seimila chilometri a zigzag da Rovaniemi (Finlandia) a Odessa (Ucraina). Un percorso che sembra tagliare, strappare l’Europa occidentale da quella orientale. È una strada, quella di Rumiz, che tra acque e foreste, e sentori di abbandono, si snoda tra gloriosi fantasmi industriali, villaggi vivi e villaggi morti. Rumiz accompagna il lettore, con una voce profonda, ricca di intonazioni, per paesaggi inediti, segreti, struggenti di bellezza. E più avanza, più ha la sensazione di non trovarsi su qualche sperduto confine ma precisamente al centro, nel cuore stesso dell’Europa. Attraversa dogane, recinzioni metalliche, barriere con tanto di torrette di guardia, vive attese interminabili e affronta severissimi controlli, ma come sempre – nel frattempo – conosce anche la generosità degli uomini e delle donne che incontra sul suo cammino: un pescatore di granchi giganti, prosperose venditrici di mirtilli, un prete che ha combattuto nelle forze speciali in Cecenia. Siamo di fronte a un libro raro, dettato da una scrittura che magnifica il viaggiare e la conoscenza del mondo – di quel mondo – attraverso il viaggiare.


Trans Europa Express racconta del viaggio di Paolo Rumiz e della sua fotografa-interprete Marika partendo dal lontano nord, precisamente in Finlandia, scendendo poi in verticale fino al Mar Nero, cercando il più possibile di costeggiare le frontiere che l’autore tanto ama.

Il racconto del viaggio di per sé è molto scarno e ridotto al minimo. Le descrizioni sono poco dettagliate, non si riescono a immaginare i luoghi solamente leggendo. Alcuni concetti vengono invece ripetuti più volte: belle le frontiere militarizzate, brutta l’Italia, schifo l’Unione Europea e viva l’Unione Sovietica. Rumiz ci tiene a far presente che lui preferiva le cose come erano un tempo, che l’Unione Europea ha tolto molte cose bellissime, come le frontiere militarizzate, e rimpiange i bei tempi andati in cui l’est Europa viveva sotto dittatura. Leggendo un libro di narrativa di viaggio mi aspetto un minimo di politica, per forza di cose, ma in questo caso si esagera.

Una parte molto interessante del libro sono gli incontri e i discorsi con i locali, ben trascritti dall’autore e mai noiosi.

L’autore spesso parla delle foto scattate da Marika, ma nessuna di queste è presente nel libro, una grave mancanza. Forse sono presenti nell’edizione più costosa del libro, quella nella collana Narratori Feltrinelli.

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